Quando andare in causa?
La giustizia può avere tempi lunghi e costi onerosi: sappiamo che spesso si pensa che gli avvocati facciano il proprio interesse – dilatare i tempi per appesantire la parcella – ma la verità è che un buon legale sa che il ricorso all’aula non sempre è la strategia migliore. Anzi. Il nostro studio ha un approccio diverso: ci interessa costruire una relazione con il cliente fornendo sempre il consiglio giusto; in questo modo instauriamo una relazione di fiducia che porta a un rapporto di lungo periodo.
Esiste tutta una serie di azioni che si possono intraprendere prima di fare ricorso al giudice.
Innanzitutto, il nostro consiglio è quello di usare buonsenso, ragionare a mente fredda, e cercare di ricomporre la lite senza ricorrere a un avvocato. Capita spesso, ad esempio nelle questioni di condominio, che il malanimo porti a perdere di vista l’obiettività. Ma può capitare anche che un fornitore non paghi: è nota la specie dei ritardatari cronici, o di chi “dimentica” le fatture.
Quando l’obiettività sembra impossibile da raggiungere altrimenti, o di fronte a soprusi conclamati, si può ricorrere a un legale. L’avvocato in questo caso scriverà una lettera in cui, ricostruendo la questione, esporrà i fatti e farà alcune richieste. Si tratta del primo passo, e può essere risolutivo.
Se la lettera non dovesse sortire effetto, si può pensare a una mediazione: il legale e la controparte, assistiti da un avvocato di fiducia, si trovano attorno a un tavolo per cercare soluzioni pratiche e rispettose del diritto.
Se anche in questo caso non dovesse produrre alcun effetto, è possibile considerare il ricorso al giudice, con la consapevolezza che la soddisfazione che si ottiene da un tribunale non sempre rifonde dell’impegno emotivo ed economico che una causa comporta.